Giovedì 5 giugno Paolo Rumiz presenterà il suo ultimo libro «Bella e perduta. Canto dell’Italia garibaldina», edito da Feltrinelli.
Cos’è rimasto di Garibaldi in questa Italia senza memoria e senza senso delle istituzioni, dove l’unità sognata non si è mai davvero realizzata? Con la sua penna affilata e il suo cuore garibaldino, Rumiz si mette in viaggio alla ricerca delle camicie rosse, quelle di ieri ma soprattutto quelle di oggi.
“Garibaldi non è i mille monumenti in bronzo o le strade a lui intitolate. È questa topografia corsara, disseminata nella provincia”: casa Guiccioli, la fattoria dove morì Anita, le lapidi romagnole della fuga e dei rifugi, il castello di Besozzo, Castelvetrano, porto Empedocle (con Andrea Camilleri), Bronte, Caprera, le note de La bela Gigogin... Di questa Italia, spesso disillusa e rassegnata, ma anche ricca di un’insospettabile energia civica, Rumiz ha attraversato città, borghi e luoghi-simbolo, fra riflessioni storiche, considerazioni politiche e incontri con “uomini e donne con la schiena dritta”. A spingerlo a rileggere questo viaggio, le centinaia di lettere ricevute che esortano a non cedere allo smantellamento del mito, a ridare forza a quel simbolo risorgimentale di libertà, giustizia e ribellione, e a rileggere il Paese, le sue divisioni, le sue contraddizioni e la memoria storica che tende a svaporare.
Con indosso una camicia rossa cucita apposta per la traversata dello Stivale, Rumiz si fa protagonista di questa rievocazione avventurosa con vere e proprie azioni garibaldine, come quando si inerpica con dei complici veneti su una ciminiera di Montecchio Maggiore per appendere a sventolare un’enorme bandiera tricolore, eludendo “il controllo” degli Anti-italiani. E alla fine chiude questo Canto immaginando la lettera che Garibaldi scriverebbe oggi ai nostri politici.
Lettori e lettrici si trovano trasportati in un viaggio pieno di sorprese, “spassoso, a tratti goliardico”, un viaggio che è tanto fisico quanto spirituale. Fra riferimenti letterari, storici, simbolici che si rifanno a una tradizione risorgimentale di coraggio e visione, Bella e perduta è un’opera appassionata e, qualità ormai rarissima, capace di unire.
Cos’è rimasto di Garibaldi in questa Italia senza memoria e senza senso delle istituzioni, dove l’unità sognata non si è mai davvero realizzata? Con la sua penna affilata e il suo cuore garibaldino, Rumiz si mette in viaggio alla ricerca delle camicie rosse, quelle di ieri ma soprattutto quelle di oggi.
“Garibaldi non è i mille monumenti in bronzo o le strade a lui intitolate. È questa topografia corsara, disseminata nella provincia”: casa Guiccioli, la fattoria dove morì Anita, le lapidi romagnole della fuga e dei rifugi, il castello di Besozzo, Castelvetrano, porto Empedocle (con Andrea Camilleri), Bronte, Caprera, le note de La bela Gigogin... Di questa Italia, spesso disillusa e rassegnata, ma anche ricca di un’insospettabile energia civica, Rumiz ha attraversato città, borghi e luoghi-simbolo, fra riflessioni storiche, considerazioni politiche e incontri con “uomini e donne con la schiena dritta”. A spingerlo a rileggere questo viaggio, le centinaia di lettere ricevute che esortano a non cedere allo smantellamento del mito, a ridare forza a quel simbolo risorgimentale di libertà, giustizia e ribellione, e a rileggere il Paese, le sue divisioni, le sue contraddizioni e la memoria storica che tende a svaporare.
Con indosso una camicia rossa cucita apposta per la traversata dello Stivale, Rumiz si fa protagonista di questa rievocazione avventurosa con vere e proprie azioni garibaldine, come quando si inerpica con dei complici veneti su una ciminiera di Montecchio Maggiore per appendere a sventolare un’enorme bandiera tricolore, eludendo “il controllo” degli Anti-italiani. E alla fine chiude questo Canto immaginando la lettera che Garibaldi scriverebbe oggi ai nostri politici.
Lettori e lettrici si trovano trasportati in un viaggio pieno di sorprese, “spassoso, a tratti goliardico”, un viaggio che è tanto fisico quanto spirituale. Fra riferimenti letterari, storici, simbolici che si rifanno a una tradizione risorgimentale di coraggio e visione, Bella e perduta è un’opera appassionata e, qualità ormai rarissima, capace di unire.
L’incontro si terrà giovedì 5 giugno a partire dalle 18.30 presso Cult! – Auditorium di Piazza della Libertà a Bergamo. L’ingresso è libero, ma è richiesta la prenotazione obbligatoria sul sito fieradeilibrai.it